Secondo l’Istat, circa 1 bambino su 1.000 soffre di ipoacusia congenita, cioè nasce sordo, mentre circa 10 bambini su 1.000 lo diventano poco dopo la nascita. Quindi rischiano di essere penalizzati se la loro ipoacusia non viene subito scoperta, affrontata e risolta in modo corretto.
La sordità neonatale si riscontra facilmente, in genere un genitore si accorge che il bambino non sobbalza quando c’è un suono forte e improvviso e non reagisce al suono della voce.
LE CAUSE
Secondo alcuni studi, il 60-70 per cento circa dei casi di ipoacusia grave sono di origine genetica.
Da non sottovalutare anche l’importanza che possono avere alcuni virus, come quello di rosolia, il citomegalovirus, l’herpes virus, il toxoplasma e la sifilide.
Se tali agenti patogeni sono contratti dalla madre durante la gravidanza possono causare sordità nel neonato.
LA DIAGNOSI PRECOCE
Una diagnosi precoce offre una correzione ottimale della patologia e lo strumento migliore per un intervento tempestivo rimane il test di screening per le ipoacusie. Deficit uditivi gravi vengono diagnosticati entro i 2 anni di età, mentre quelli lievi e unilaterali non sono tipicamente riconosciuti fino all’età scolare.
LO SCREENING AUDIOLOGICO
L’obiettivo dello screening audiologico alla nascita è quello di identificare i neonati affetti da ipoacusia congenita precocemente, in modo tale da effettuare la diagnosi prima dei 3 mesi ed intervenire entro i sei. Numerosi studi dimostrano che i bambini a cui si effettua diagnosi di ipoacusia già nei primi mesi di vita presentano uno sviluppo del linguaggio adeguato alla loro età: con un intervento precoce il bambino raggiunge un miglior livello di abilità linguistiche, migliorando di conseguenza la sua capacità di interazione sociale e comunicativa.
Si tratta di un test non invasivo, facile da eseguire. Si basa sulle otoemissioni e si effettua grazie ad un piccolo apparecchio dotato di una sonda capace di emettere e registrare stimoli sonori. Si inserisce un piccolo tappetto di gomma (in cui è presente la sonda) nel condotto uditivo esterno. La sonda genera uno stimolo sonoro che arriva alla coclea e da lì al cervello che, in risposta a questo stimolo, produce a sua volta dei suoni (otoemissioni acustiche) percepiti dalla sonda e registrati dall’apparecchio.